Uccisa e bruciata alla Magliana, pm chiede ergastolo per ex fidanzato di Sara Di Pietrantonio
il 28enne vigilante accusato di aver ucciso e dato fuoco all’ex fidanzata, Sara Di Pietrantonio, la mattina del 29 maggio del 2016 in via della Magliana perché non accettava che lei avesse una storia con un altro ragazzo, dev’essere condannato alla pena dell’ergastolo. Questa la richiesta del pm Maria Gabriella Fazi al termine di una requisitoria durata oltre quattro ore davanti al gup Gaspare Sturzo. L’udienza, che si sta svolgendo con il rito abbreviato, è stata aggiornata a lunedi 10 aprile quando prenderanno la parola le parti civili e poi la difesa dell’imputato, mentre la sentenza del giudice è attesa per il 5 maggio.
E’ il 29 maggio. A Roma, in via della Magliana, viene ritrovato all’alba il corpo semicarbonizzato di Sara, studentessa di Economia all’Università Roma Tre. Nella notte, all’incirca alle 3.20, la ragazza ha inviato un sms alla madre: diceva “tranquilla, sto rientrando”. Ma poi non è rincasata. Mamma Concetta si preoccupa, avverte la polizia e poi la va a cercare col fratello. A poca distanza da casa, i due vedono l’auto in fiamme circondata dai vigili del fuoco. E’ la Toyota che ‘Tina’ aveva prestato alla figlia.
Subito gli inquirenti seguono la pista dell’omicidio e viene fermato l’ex fidanzato, Vincenzo Paduano, che rilascia una dichiarazione contraddittoria. Secondo gli inquirenti l’ha tramortita, poi strangolata, quindi data alle fiamme con una piccola tanica di benzina perché non accettava che lei avesse allacciato una storia sentimentale con un altro uomo. L’omicidio si consuma in pochi minuti, giusto il tempo di fumare una sigaretta, come racconterà un testimone 18enne che stava riaccompagnando la fidanzata a casa. “Ho visto una ragazza di spalle che stava discutendo con un ragazzo fuori dalla macchina. Ho proseguito fino a casa della mia fidanzata. Il tempo di fumarmi una sigaretta, salutarla e ho ripercorso la strada al contrario. Ho visto quell’auto bruciata ma non ho collegato le due cose”. Certo è che Sara ha chiesto aiuto, ma nessun automobilista si è fermato. Il sostituto procuratore di Roma Maria Monteleone lo dice con amarezza:
